Città di Oppeano
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Corte Domenicale Fracastoro in piazza

A Oppeano, contrada Piazza in via Roma, 34

 
Alla fine del Cinquecento Ludovico e Camillo Fracastoro erano già insediati nella corte di Oppeano. Nel 1653 Ludovico Fracastoro, figlio di Alberto e residente a Verona nella contrada di S. Andrea, possedeva una tenuta con casa padronale e campi 70 in pertinenza di Oppeano e un'altra in pertinenza di Tomba pure di campi 70. Le sue entrate complessive ammontavano a Ducati 423. Tra il 1653 e il 1696 le dimensioni del patrimonio dei Fracastoro di Oppeano aumentarono considerevolmente: i cugini Aventino e Luigi, titolari del fuoco di S. Andrea nel 1696, potevano affittare i beni di Oppeano per Ducati 930 e inoltre avevano aggiunto due tenute con “casa da patron”, una a Villafontana, con mulino e pila da riso, ed un'altra in Valpolicella di campi 29. Essi descrivevano così la tenuta di Oppeano:”Una possessione in villa di Oppeano, in contrà della piazza con casa da patron e da boari con broletto serrato da muro de campi due, parte prativo con vigne e pochi morari detto il Nevalo, con una pila da riso”.
I Fracastoro di S. Andrea conservarono la proprietà dei beni di Oppeano almeno fino al 1853, quando il conte Alessandro Fracastoro, figlio di Girolamo, risultava proprietario della corte con casa di villeggiatura e 248 campi nel comune di Oppeano. Essi rappresentano un esempio di longevità patrimoniale, avendo mantenuto il possesso dei beni Oppeano per circa 400 anni.
La bella residenza conserva, quasi inalterato, il primitivo aspetto cinquecentesco, con due portali simmetrici ai lati che consentono l'accesso alla corte recintata da mura dove si trovano gli edifici rusticali. Tipico dell'epoca il portale d'ingresso, affiancato nella sua parte superiore da due piccole finestre quadrate, decorato a bugnato, che tradisce la vetustà dell'edificio.
Nel disegno del Bighignato del 1711 e in quello dello Schiavi del 1759 la casa padronale appare dotata di una torre colombara sull'angolo nord-est oggi scomparsa, mentre due barchesse simmetriche sono disposte perpendicolarmente alla strada.
 
Fonte: Remo Scola Gagliardi, Le corti rurali tra Adige e Menago dal XV al XIX secolo, Grafiche Fiorini, Verona 1991.

 
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